Deborah Trastulli è una studentessa di dottorato e una ricercatrice in Medicina dei sistemi (SEMM) presso il laboratorio del Dott. Luca Mazzarella all’Istituto Europeo di Oncologia.
Su cosa si focalizza la tua ricerca? Quali sono gli obiettivi?
Il mio progetto di ricerca è finalizzato ad elucidare i meccanismi molecolari convolti nella morte cellulare dipendente dai double-stranded RNAs (dsRNA). L’aumento incontrollato di dsRNA, infatti, attiva una risposta immunitaria che porta alla produzione di citochine infiammatorie e morte cellulare. Il nostro interesse a studiare questi pathways biologici, deriva dall’idea di poterli sfruttare per indurre la morte delle cellule tumorali in particolari contesti. Recenti studi hanno infatti evidenziato che numerose tipologie di cancro contengono quantità di dsRNA già sufficienti per attivare la risposta immunitaria. Inoltre diversi clinical trials hanno dimostrato l’efficacia dei dsRNA, come trattamento adiuvante per pazienti con tumore alla mammella, in termini di sopravvivenza complessiva e in assenza di recidiva. In aggiunta, alcuni studi associano la stimolazione con dsRNA a una ridotta motilità di cellule tumorali, attivazione di cellule immunitarie e inibizione di angiogenesi. Date le incoraggianti premesse riguardo la possibilità di implementare nuove terapie in ambito oncologico, abbiamo strutturato un progetto che permettesse da una parte di caratterizzare meglio i pathways noti e che dall’altra portasse all’identificazione di nuovi geni convolti nella risposta dsRNA dipendente.
I nostri risultati, in linea con la letteratura scientifica, suggeriscono l’esistenza di pathways alternativi a quelli noti, sottolineando una attuale parziale conoscenza dell’argomento. Per identificare potenzialmente tutti i fattori molecolari coinvolti in questa risposta abbiamo condotto un “Genome wide CRISPR screening”, capace di rivelare l’identità dei geni che favoriscono/inibiscono la morte cellulare indotta da dsRNA. Il nostro lavoro sta facendo luce sul coinvolgimento di meccanismi molecolari totalmente nuovi la cui connessione con i dsRNA non era mai stata investigata prima.
Da quanto tempo ti occupi di Ricerca e come mai sei diventata una ricercatrice?
Studiando la biologia umana, mi sono appassionata all’apprendimento delle alterazioni molecolari causative delle patologie tumorali. Per questo ho deciso di entrare a far parte del mondo della ricerca, che avevo parzialmente esplorato durante i tirocini curricolari delle lauree triennale e magistrale, svolti rispettivamente presso il Centro di Ricerca Nazionale (CNR) di Bari e l’Institut d’Investigació Biomèdica de Bellvitge-IDIBELL a Barcellona. Questa seconda esperienza si è rivelata determinante per le mie scelte successive.
Quanto è importante il sostegno dei nostri donatori?
Considerando le tempistiche e i costi della ricerca, il sostegno dei donatori è fondamentale, perché la ricerca è imprescindibile sguardo verso il futuro. Finanziarla significa aumentare le probabilità di vincita nella lotta contro le patologie tumorali, grazie alla fruizione di strumenti di conoscenza avanzati.
Perché bisogna avere fiducia nella ricerca?
Ritengo sia doveroso avere fiducia in tutti i ricercatori, che si dedicano con estrema passione, dedizione e sacrificio a un lavoro che non conosce orari e turni definiti, ma solo la speranza che tanto impegno possa poi rivelarsi concretamente utile per i pazienti.
Che ruolo ha la condivisione dei percorsi e dei risultati nella tua vita professionale?
Approcciare il proprio lavoro con un alto livello di iniziativa, determinazione e autonomia è importante tanto quanto il confronto. Sono profondamente convinta che la discussione scientifica costituisca un aspetto imprescindibile per il ricercatore, poiché arricchisce e completa la formazione di ciascuno.