Barbara Pontiroli è un’infermiera di Ricerca presso l’Istituto Europeo di Oncologia. Attraverso il suo lavoro si occupa di offrire assistenza a pazienti affetti da patologie oncologiche del tratto gastro-intestinale e NET.
Barbara Pontiroli è un’infermiera di Ricerca presso l’Istituto Europeo di Oncologia. Attraverso il suo lavoro si occupa di offrire assistenza a pazienti affetti da patologie oncologiche del tratto gastro-intestinale e NET.
Puoi spiegarci meglio la tua figura professionale?
L’infermiere di ricerca è il professionista responsabile del coordinamento della gestione e dello sviluppo di tutti gli studi di ricerca clinica (fase I-IV) e degli studi di qualità della vita.
È la figura che premette di creare e mantenere il legame tra il paziente, il medico, la famiglia, i servizi e tutte le figure coinvolte nell’ambito degli studi clinici. La mia attività nel team di ricerca si sviluppa in quattro distinte aree:
Tutte le mie attività hanno lo scopo di contribuire al miglioramento della pratica clinica, dove tutto inizia.
Ci puoi raccontare una tua giornata tipo?
Il lavoro inizia prima che il paziente venga arruolato nello studio, con la valutazione delle concrete possibilità di effettuare lo studio, considerando tutti i dettagli del protocollo proposto. Dopo aver valutato la fattibilità dello studio e dopo averlo sottoposto al Comitato Etico, insieme al medico sperimentatore si arruolano i pazienti, spiegando le finalità dello studio e facendogli sottoscrivere un Consenso Informato. Una volta arruolato il paziente, programmo le visite in base alle tempistiche dettate dal protocollo, gli esami diagnostici studio-specifici e seguo il paziente in ogni suo accesso in Istituto: durante ogni visita ci sono delle attività assistenziali specifiche e dei farmaci sperimentali da somministrare, monitorando il loro effetto e beneficio sul paziente.
Il paziente coinvolto nello studio di ricerca, trova nella mia figura professionale un punto di riferimento molto importante nel suo precorso terapeutico.
Il mio lavoro mi permette di instaurare un rapporto privilegiato coi pazienti e di riuscire a supportarli sia nel percorso clinico, sia ad affrontare timori e perplessità legate alla sfera emotiva.
Quanto è importante il sostegno dei nostri donatori?
Il sostegno dei donatori è molto importante perché mi permette di svolgere la mia professione con motivazione ed entusiasmo, impegnandomi al massimo per trasmettere alle persone che assisto sicurezza ed empatia. La ricerca clinica è molto importante per l’evolversi delle possibilità diagnostiche. Spesso i risultati non sono immediati, i tempi sono lunghi e non sempre l’efficacia delle terapie è quella auspicata. Grande è però la soddisfazione nel riuscire ad assicurare alla persona assistita una qualità di vita soddisfacente, che comprende anche progettualità per il loro futuro.
Quanto è importante condividere con il proprio team?
Condividere i successi e le sconfitte professionali con i colleghi è molto importante per affrontare i carichi emotivi legati all’esercizio della mia professione in ambito oncologico. AL termine della giornata lavorativa, non è facile lasciare le preoccupazioni professionali all’interno dell‘ Istituto, ma avere un’equipe di lavoro affiatata, è fondamentale per condividere i carichi emozionali e stimolarsi reciprocamente a non perdere l’entusiasmo.