Nel numero 1 – 2023 del nostro Magazine avevamo raccontato la storia di Paolo, paziente del Centro Cardiologico Monzino. Oggi vogliamo ripubblicarla aggiungendo a questo bellissimo racconto un video, lo troverete a fondo pagina. Buona lettura!
“Avevo 4 anni quando ho scoperto di essere nato con la valvola aortica bicuspide, ma ci ho convissuto tranquillamente, anche giocando parecchio a basket, fino a quando ne ho compiuti 10, l’età in cui se pratichi sport agonistico hai bisogno del certificato medico.
Una delle mie grandi fortune dopo aver dovuto lasciare il basket è stata essermi appassionato alla danza,
che mi consentiva di lavorare molto con il mio corpo senza il certificato medico. Nella mia condizione era comunque previsto un intervento cardiochirurgico, più avanti nel tempo; intanto misono sempre tenuto sotto controllo, senza notare peggioramenti.
Ma il cuore è un burlone: a 22 anni una risonanza magnetica ha decretato che la mia insufficienza cardiaca da moderata era diventata severa, e si è acceso un campanello d’allarme. Sono un ballerino di break dance: ho continuato comunque ad allenarmi tanto, 5 volte a settimana per due ore. A quel punto però il ventricolo aveva raddoppiato le sue dimensioni, e l’intervento chirurgico era diventato necessario.
Conoscevo solo due tipi di operazione: sostituzione con valvola biologica o meccanica, entrambe problematiche per la mia attività. Ma mia madre venne a sapere di una tecnica innovativa rivoluzionaria, la Ozaki – per ora effettuata su poche migliaia di persone nel mondo – praticata dal Prof. Gianluca Polvani al Monzino. La Ozaki faceva proprio al caso mio e mi garantiva di poter continuare a ballare, la cosa che mi interessava davvero.
Dopo 5 ore di operazione è cominciato il mio periodo di recupero e guarigione.
Ho iniziato con camminate e brevi corse, spinto da un unico pensiero: recuperare le forze per ricominciare a ballare. Dopo 5 mesi dall’intervento, un mese prima rispetto alle previsioni, ero di nuovo in pista. A chi devo dire grazie, oltre alla mia famiglia? Allo straordinario team di medici e infermieri che mi hanno trattato con grande affetto, in particolare al Prof. Polvani e alla Dott.ssa Alfreda Calligaris, che mi ha seguito passo dopo passo al Monzino, non ne ha sbagliata una.
E un grazie davvero con tutto il cuore al mio amico Edwin, il mio primo insegnante, un ballerino fortissimo. Dopo un mese dall’operazione mi ha portato a una serata latina – lui e io balliamo anche salsa – e rientrare piano piano nel mio mondo mi ha aiutato tantissimo. E quando la mia convalescenza si è conclusa Edwin mi ha chiesto di sostituirlo al Porteño Prohibido, il locale dove si esibiva, perché era stato chiamato a fare uno spettacolo teatrale in un’altra città. Sono stato dunque catapultato di nuovo sul palco dopo 6 mesi, e questo mi ha ridato un’energia pazzesca, mi ha fatto vincere il panico della cicatrice, e riprendere al massimo. Ma anche lo studio mi ha aiutato, durante la convalescenza: ho fatto l’intervento il 24 agosto e il 1 ottobre avevo l’esame di Relatività Generale, all’Università di Bologna.
Studiare sodo mi alleggeriva i pensieri, e alla fine ho preso 30! Tenermi sotto controllo ogni anno è stato risolutivo: non aver sottovalutato il problema e non aver mai interrotto gli accertamenti mi ha portato a intervenire per tempo e a ricominciare con l’attività fisica senza grandi timori.
La prevenzione è fondamentale ed è alla portata di tutti. A chi balla consiglio caldamente di fare un ecocardiogramma all’anno: ci sono patologie, come la mia, che non presentano sintomi.
E cosa dire dei passi da gigante fatti dalla ricerca? Anche solo 10 anni fa chi veniva operato al cuore stava in ospedale per un mese, io dopo 9 giorni ne ero fuori: oggi cure, terapie, tecniche chirurgiche sono in costante miglioramento.
Questa esperienza mi ha fatto riflettere sulla condizione umana: siamo spesso infelici perché non ci accontentiamo mai. Ho cominciato ad apprezzare le più piccole cose con un nuovo punto di vista.
Quando ballo oggi, e non dimentico il periodo che ho passato, la mia gioia e la mia gratitudine sono molto più grandi, ho acquisito una nuova consapevolezza: il mio cuore balla al ritmo della musica insieme a me.”
Paolo Marcandelli, 26 anni, laureato in Fisica e ricercatore al Politecnico di Milano. È un ballerino professionista di break dance e di balli caraibici, è anche animatore.
È stato paziente del Centro Cardiologico Monzino e collabora con la Fondazione IEO-MONZINO per diffondere l’importanza della prevenzione cardiovascolare.