Lorenza Garribba è una ricercatrice (post-doctoral fellow) nel gruppo del Dr. Stefano Santaguida presso l’Istituto Europeo di Oncologia.
Su cosa si focalizza la tua ricerca? Quali sono gli obiettivi?
Sono interessata alla comunicazione tra cellule, in particolare a quella tra cellule euploidi (ovvero con 46 cromosomi) e quelle aneuploidi (cioè con un numero anormale di cromosomi, caratteristica molto frequente in cellule di cancro) Il mio obiettivo principale è capire quali sono i meccanismi molecolari del riconoscimento di cellule altamente aneuploidi da parte del sistema immunitario. In particolare, i miei studi si focalizzano su come questi meccanismi sono alterati in cellule di cancro, che spesso riescono ad evadere la sorveglianza immunitaria e proliferare indisturbate.
Da quanto tempo ti occupi di Ricerca e come mai sei diventato un ricercatore?
Faccio ricerca da quando ho iniziato il mio tirocinio per la Laurea Magistrale, ovvero dalla fine del 2013, anche se ho iniziato a lavorare in modo più indipendente dal 2015 con l’inizio del Dottorato di Ricerca. Credo di essere diventata una ricercatrice perché mi viene naturale pormi domande complesse e trovo molto intrigante il cercare di dare loro una risposta. Mi sarebbe piaciuto anche studiare Filosofia, ma ho scelto un approccio più pragmatico e concreto come la Biologia perché sono anche una persona dal forte senso pratico.
Quanto è importante il sostegno dei nostri donatori?
Il sostegno dei donatori è essenziale per noi ricercatori, in quanto quello che facciamo consiste in una serie di ripetuti tentativi di conoscere il processo biologico che stiamo studiando. Vista la complessità della materia di cui ci occupiamo, il successo spesso non è immediato, motivo per cui la nostra attività richiede un impegno economico importante.
Quanto è importante avere fiducia nella Ricerca?
La ricerca è l’unico strumento che ci permette di avanzare la nostra conoscenza e quindi l’unico in grado di aprire nuovi orizzonti terapeutici. Si tratta di un processo molto lento, per cui capisco che dall’esterno possa sembrare talvolta poco utile nell’immediato, ma senza la ricerca il settore biomedico non sarebbe dove è oggi e non saremmo in grado di curare neppure le malattie meno gravi.
Che ruolo ha la condivisione dei percorsi e dei risultati nella tua vita professionale?
La condivisione è sempre una fonte di arricchimento e nella ricerca lo è particolarmente, perché spesso ci sono sovrapposizioni tra i diversi progetti e discutere insieme dei dati e dei risultati ottenuti aiuta a raggiungere prima l’obiettivo.