La Festa della Mamma, celebrata quest’anno domenica 11 maggio, rappresenta un momento significativo per celebrare al meglio la figura della donna per eccellenza.
Questa ricorrenza, per noi di Fondazione IEO-MONZINO ETS, ha però anche un altro valore fondamentale: diventa infatti un momento importante per riflettere sulla salute femminile, con particolare attenzione alla prevenzione, cura e diagnosi precoce dei tumori che colpiscono in prevalenza le donne.
Si tratta di traguardi a cui contribuiamo ogni giorno, finanziando la Ricerca dell’Istituto Europeo di Oncologia tramite le donazioni che arrivano alla nostra Fondazione.
In questo articolo vogliamo fare il punto sulle neoplasie più comuni nel sesso femminile e su come la Ricerca stia facendo enormi passi in avanti per rendere queste malattie sempre più curabili nel prossimo futuro.
Il tumore al seno
Il tumore al seno è una patologia causata dalla trasformazione anomala di alcune cellule della ghiandola mammaria: queste, prima iniziano a crescere in modo incontrollato e poi, se non fermate, vanno ad invadere i tessuti e gli organi vicini, diffondendosi ad altre aree dell’organismo e dando origine a metastasi.
Attualmente, è il tumore più frequente tra le donne sia a livello mondiale che nazionale: ogni anno, in Italia, oltre 53.000 donne ricevono una diagnosi di tumore al seno, rappresentando il 30% di tutte le neoplasie femminili.
Inoltre, negli ultimi anni si è registrato un incremento preoccupante del 29% nei casi tra le più giovani (età compresa tra i 25 e i 44 anni), con forme anche molto aggressive.
Nonostante questi dati, la mortalità è in diminuzione: oggi la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi raggiunge circa l’80%
Questo straordinario traguardo dipende da diversi fattori.
In primis, la maggiore attenzione verso la prevenzione e lo screening, che possono raddoppiare, se non triplicare, le possibilità di guarigione. Quando la malattia viene identificata in fase iniziale, la sopravvivenza a cinque anni raggiunge il 98%, con trattamenti meno invasivi e un impatto più contenuto sulla qualità della vita.
Al contrario, se il tumore viene scoperto in una fase più avanzata, la prognosi peggiora significativamente: la sopravvivenza a cinque anni scende tra il 60% e il 90% a seconda della tipologia del tumore e dell’interessamento dei linfonodi. Nei casi più complessi, dove sono necessari trattamenti aggressivi, la sopravvivenza può ridursi ulteriormente al 25-30%.
C’è poi il fattore Ricerca, che sta facendo importanti passi avanti grazie al lavoro instancabile di medici e ricercatori che si impegnano quotidianamente a trovare nuove cure e sistemi diagnostici ancora più mirati e personalizzati.
Ne sono un esempio gli studi del Prof. Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione Nuovi Farmaci per Terapie Innovative dello IEO, che introducono nuove strategie terapeutiche per le forme avanzate e iniziali della malattia:
- La scoperta di un farmaco più efficace della chemioterapia tradizionale (per i tumori HER2-low e ultralow), che migliora la sopravvivenza.
- Una terapia orale che offre un’alternativa alla chemioterapia per il tumore avanzato positivo al recettore degli estrogeni.
- La combinazione di chemioterapia e immunoterapia per migliorare le risposte pre-operatorie nei tumori sensibili agli estrogeni.
Un altro studio di cruciale importanza è quello portato avanti dal Dr. Franco Orsi (Direttore Divisione Radiologia Interventistica IEO), che introduce un’alternativa alla chirurgia per i tumori mammari di piccole dimensioni: la crioablazione.
Questa tecnica mininvasiva utilizza temperature estremamente basse per distruggere il tumore senza intervento chirurgico, assicurando un recupero rapido, senza cicatrici o necessità di protesi. Riduce dolore e impatto psicologico, offrendo risultati oncologici importanti.
Molto importante anche il contributo della Dott.ssa Giulia Robusti che, tramite una Borsa di Studio per giovani ricercatori della Fondazione IEO-MONZINO ETS, sta portando avanti un progetto di Ricerca in questa direzione.
Si tratta dell’analisi di campioni clinici di tumore al seno, con un focus particolare sul sottotipo Triplo Negativo, una forma altamente aggressiva di questa neoplasia per la quale non esistono ancora terapie mirate. Questo tipo di tumore è caratterizzato da un alto rischio di recidiva e rappresenta una delle sfide più complesse in ambito oncologico.
L’obiettivo principale è approfondire i meccanismi molecolari alla base di questa neoplasia, al fine di identificare nuovi potenziali bersagli terapeutici.
Queste ricerche segnano un importante progresso nella cura al tumore al seno, contribuendo a sviluppare terapie sempre più mirate e personalizzate.
Grazie alla Ricerca oncologica, la sopravvivenza delle pazienti è aumentata significativamente negli ultimi vent’anni, aprendo la strada a nuove possibilità di guarigione per il futuro.
Il tumore all’endometrio
Il carcinoma dell’endometrio è uno dei tumori ginecologici più diffusi: costituisce circa il 5,5% di tutte le diagnosi oncologiche nelle donne. Ogni anno in Italia si registrano circa 10.200 nuovi casi.
Questo tipo di neoplasiacolpisce prevalentemente donne in post-menopausa, con un picco di incidenza dopo i 50 anni, ed è provocato dalla proliferazione anomala ed incontrollata delle cellule dello strato più interno dell’utero (endometrio) che si trasformano in cellule maligne.
Il trattamento dei tumori all’endometrio ha subito profondi cambiamenti negli ultimi anni, sia in ambito diagnostico che terapeutico per ciò che riguarda Ricerca, diagnosi e trattamento, migliorando la prognosi e le opzioni terapeutiche per le pazienti.
La forma più frequente è il tumore endometrioide (tipo 1), che ha generalmente una prognosi favorevole. Il tipo 2 comprende invece forme più rare, caratterizzate da tumori poco differenziati e un comportamento più aggressivo..
La classificazione tradizionale in tumori di tipo 1 (endometrioidi) e tipo 2 ( forme più rare con comportamento più aggressivo) è stata superata da una nuova suddivisione molecolare: il tumore viene infatti distinto in quattro sottogruppi con comportamenti biologici e prognosi differenti, consentendo terapie più mirate.
Studi recenti hanno inoltre evidenziato il ruolo di mutazioni genetiche specifiche, che influenzano la risposta ai trattamenti immunoterapici. Così come la diagnosi è sempre più precisa grazie all’uso combinato di ecografia transvaginale, risonanza magnetica e TC/PET e biopsia endometriale.
Ci sono poi nuove linee guida ESGO/ESTRO/ESP, che hanno sottolineato l’importanza di integrare la diagnosi istologica con la profilazione molecolare, migliorando la capacità di predire l’aggressività del tumore e la risposta alle terapie.
Fondamentale anche la Ricerca in questa direzione, che ha portato alla nascita di nuove strategie mirate, come:
- La tecnica del linfonodo sentinella, che consente una stadiazione meno invasiva e con minori complicanze
- La chirurgia conservativa per preservare la fertilit
- La radioterapia mirata tramite brachiterapia ad alta precisione, che riduce gli effetti collaterali senza compromettere l’efficacia
- Terapie sistemiche innovative
In questo scenario, risulta essenziale il progetto innovativo dell’Istituto Europeo di Oncologia, sostenuto dalla nostra Fondazione, che integra biologia molecolare e Intelligenza Artificiale per caratterizzare meglio il carcinoma dell’endometrio.
L’obiettivo è migliorare il percorso terapeutico con diagnosi più precise e tempestive, consentendo trattamenti più personalizzati ed efficaci. Questo approccio ridurrà gli effetti collaterali, migliorerà la qualità della vita e abbasserà il rischio di recidive, aumentando la sopravvivenza a lungo termine.
Grazie a tutti questi sviluppi, il carcinoma dell’endometrio sta diventando una patologia sempre più curabile, con strategie sempre più precise e innovative.
Tumore della cervice uterina
Il carcinoma della cervice uterina rappresenta circa l’1,3% di tutti i tumori diagnosticati nelle donne italiane, con circa 2.500 nuovi casi ogni anno.
Si tratta di un tumore che colpisce la parte inferiore dell’utero, situata tra la vescica e il retto, la cui sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è del 70%.
Il principale fattore di rischio è l’infezione da HPV (Papillomavirus umano): si tratta di un virus che colpisce la cute e le mucose di vulva, vagina, cervice, ano, pene e orofaringe. Ci sono più di 200 genotipi di HPV, di cui circa 45 interessano l’apparato genitale femminile.
L’80% delle donne sessualmente attive contrae il virus almeno una volta nella vita (con picchi intorno ai 25 anni e ai 45 anni), ma solo in alcuni casi l’infezione persiste e può causare lesioni precancerose.
Altri fattori di rischio includono fumo di sigaretta, infezioni sessualmente trasmesse e sistema immunitario debilitato.
La soluzione per prevenire l’infezione c’è, consiste nello screening e nella vaccinazione e si basa su due strategie principali.
La prevenzione primaria è rappresentata dalla Vaccinazione HPV, che protegge dai ceppi più pericolosi del virus. La prevenzione secondaria consiste invece nello Screening mediante:
- Pap Test: identifica lesioni precancerose e tumorali iniziali (consigliato ogni 3 anni tra i 25 e i 65 anni).
- Test HPV: rileva la presenza del virus ad alto rischio (consigliato alle donne sopra i 30 anni).
- Colposcopia e biopsia: esami di approfondimento in caso di test anomali.
Grazie a questa strategia, ad oggi nei Paesi sviluppati l’incidenza del tumore della cervice è scesa da 40 casi per 100.000 donne a 8 casi per 100.000.
Tumore all’ovaio
In Italia, circa 50.000 donne convivono con il carcinoma ovarico, con 5.000 nuovi casi ogni anno. Colpisce 1 donna su 82 e, spesso, viene diagnosticato in fase avanzata a causa della mancanza di sintomi specifici nelle fasi iniziali e per questo motivo la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è di circa il 43%.
Nel 10-25% dei casi, il tumore ovarico è associato a una mutazione ereditaria dei geni BRCA1 e BRCA2, che normalmente producono proteine essenziali per la riparazione del DNA.
La loro alterazione riduce questa capacità, aumentando fino al 50% il rischio di tumore ovarico. Per questo motivo, i test genetici BRCA sono fondamentali per identificare le donne a rischio e avviare strategie di prevenzione e sorveglianza mirata.
Grazie ai progressi della Ricerca scientifica, la sopravvivenza delle pazienti con tumore ovarico è migliorata significativamente, raggiungendo il 70% a sette anni dalla diagnosi in alcuni casi. Questo è stato possibile grazie a:
- Farmaci a bersaglio molecolare, che sfruttano la vulnerabilità delle cellule tumorali con mutazioni BRCA, impedendo la riparazione del DNA e favorendone la morte cellulare.
- Chemioterapia personalizzata, che utilizza combinazioni mirate per ottenere una maggiore efficacia.
- Immunoterapia e nuove strategie sperimentali: studi in corso stanno valutando l’efficacia di farmaci immunoterapici e terapie innovative per aumentare la risposta alle cure.
Anche in questo caso, presso l’Istituto Europeo di Oncologia, si studiano da anni le cellule staminali tumorali, ritenute una delle cause primarie della recidività e della chemioresistenza del tumore ovarico.
Grazie anche al sostegno della nostra Fondazione, un importante passo è stato fatto in questa direzione: il team del Dott. Cavallaro ha identificato nella proteina L1CAM, una delle cause che portano le cellule staminali tumorali a sviluppare il tumore ovarico.
Un importante aspetto di questa ricerca è che se si inattiva L1CAM le cellule diventano più sensibili alla chemioterapia.
Capire meglio il funzionamento di queste cellule permetterà di sviluppare nuovi e più efficaci trattamenti per tutte le pazienti.
Festa della mamma: dona in favore della Ricerca sui tumori femminili
In concomitanza con la Festa della Mamma, la Fondazione IEO-MONZINO ETS vi invita a donare, per portare avanti insieme la Ricerca sui principali tumori femminili.
Sostenere la Ricerca significa offrire a migliaia di donne nuove possibilità di diagnosi precoce, terapie personalizzate e cure più efficaci.
Ogni donazione alla nostra Fondazione contribuisce a finanziare in modo diretto e immediato la Ricerca dello IEO per migliorare diagnosi, prevenzione e terapie innovative per queste malattie.
Nonostante i progressi ottenuti, la strada è ancora lunga e solo con un maggiore sostegno da parte di tutti sarà possibile accelerare la scoperta di nuove cure.
La Festa della Mamma è il momento perfetto per fare la differenza: donare alla Ricerca significa investire in un futuro in cui le donne possano vivere più a lungo e meglio, libere dalla paura del cancro.
Un piccolo gesto può trasformarsi in una grande rivoluzione per la salute femminile.