Dario Trapani è un medico oncologo e ricercatore presso la Divisione Sviluppo Nuovi Farmaci per Terapie innovative dell’Istituto Europeo di Oncologia.
Dario Trapani è un medico oncologo e ricercatore presso la Divisione Sviluppo Nuovi Farmaci per Terapie innovative dell’Istituto Europeo di Oncologia.
Di cosa si tratta la tua ricerca? Quali sono gli obiettivi?
Lo studio riguarda la caratterizzazione clinica e patologica dei pazienti con risposte inusuali ai trattamenti oncologici. Ogni oncologo riporta una storia che ha dell’eccezionale, in alcuni pazienti – che straborda i concetti di media e mediana statistica. Nella fattispecie, ci siamo interessati a studiare le caratteristiche dei pazienti lungo-sopravviventi con neoplasie solide in stadio avanzato ovvero in pazienti che hanno sperimentato una risposta protratta ai trattamenti oncologici, con remissioni molto lunghe. L’idea di fondo è di studiare i meccanismi del mantenimento del lungo beneficio clinico, e derivare possibili modelli per studiare nuove strategie di terapia dei tumori. Identificare caratteristiche prognostiche e predittive, oggigiorno, è la chiave per la selezione dei pazienti a ricevere le migliori terapie a disposizione – dando importanza al valore dei trattamenti oncologici sul singolo paziente, in ottica di medicina personalizzata.
Quando e perché hai scelto di essere un ricercatore?
Ho iniziato a lavorare in IEO 5 anni fa come specializzando; sono formalmente diventato un medico ricercatore da gennaio 2020. Nella mia visione, sono convinto che lo spirito del ricercatore cominci fin da subito, agli albori della formazione medica – soprattutto per chi intraprende la strada nell’oncologia.
Quanto è importante avere fiducia nella Ricerca?
Il significato della Ricerca in oncologia racchiude il seme di tutte le strategie di sovvertimento dello status quo, la chiave per il progresso della conoscenza scientifica: nella mia interpretazione, la ricerca si basa e si muove come momento unico di riflessione sui problemi clinici del singolo paziente, declinando i progressi negli interrogativi dell’etica e nelle sinuosità dei quesiti che si generano nella cura di ogni paziente. Ho conseguito una formazione clinica, prevalentemente, quindi nella mia visione la Ricerca scientifica è come un circolo che comincia dal paziente e finisce al paziente, per la massimizzazione di benefici tangibili. Avere fiducia nella ricerca significa anche osservare la medicina in prospettico ed auspicare l’ottimizzazione delle cure in modo efficace.
Quanto è importante il sostegno dei nostri donatori?
Molto del lavoro che facciamo è stato sostanziosamente finanziato dalla generosità dei donatori che prima ancora di noi hanno messo in rilievo il valore della Ricerca sino a provvedere con contributi personali. Sono nato nella cultura della donazione e del valore della condivisone anche perché per circa dieci anni sono stato volontario della Croce Rossa Italiana, sin dalla mia adolescenza – dove ho appreso che la solidarietà è l’impegno sociale più efficace per generare un beneficio di impatto, ed avere un effetto positivo sulla salute delle persone. In OMS ho imparato da un collega libanese una massima di Kahlil Gibran che ho fatto mia: “La generosità significa dare più di quello che puoi e l’orgoglio nel prendere meno di ciò di cui hai bisogno”. La generosità dei nostri donatori è la linfa reale che ci permette di gestire dei progetti innovativi a beneficio di tutti, un atto di fiducia e di gentilezza à la Khalil Gibral, su quell’onda solidale che trasforma lo stato delle cose, quella potenza capace di cambiare il mondo.