Ci puoi spiegare la tua ricerca e quali sono gli obiettivi finali?
Il gruppo di cui faccio parte si occupa dello studio di nuovi approcci per curare tumori ematologici, in particolare linfomi. Io mi occupo in particolare di un progetto che sta mettendo a punto un’immunoterapia basata sull’utilizzo delle cellule Natural Killer. L’obiettivo è quello di utilizzare le cellule Natural Killer provenienti da sangue periferico o midollo osseo dei pazienti affetti da linfoma per trattare il paziente stesso. La nostra idea è quella di ingegnerizzarle per ottenere CAR-NK oppure di utilizzarle in combinazione con anticorpi monoclonali bi e tri-specifici con attività di “NK-cell engagers” per aumentarne la loro attività.
Ci racconti del tuo team? Avete l’occasione di condividere ciò che viene scoperto anche a livello nazionale e internazionale?
Il team di cui faccio parte è composto dal Prof. Enrico Derenzini, il nostro Group Leader, da una post doc e due phd students, di cui uno è bioinformatico. Guidata dal nostro medico, team leader, la nostra collaborazione con il settore sanitario è costante e proficua.
Qual è stato il momento in cui hai deciso di diventare una ricercatrice?
Hanno giocato un ruolo importate i tirocini svolti al fine della stesura delle tesi triennale e magistrale, i periodi in cui ho incontrato ricercatori che mi hanno trasmesso la passione per questo lavoro e fatto capire la sua importanza affinché si abbia un progresso nella cura di molte patologie.
Perché è così importante ricevere una borsa di studio come quelle della Fondazione IEO-MONZINO ETS?
Ricevere questa borsa di studio per me è stato molto importate perché mi ha permesso di lavorare nel mondo della ricerca che era il mio desiderio una volta terminati gli studi.
Puoi raccontaci una giornata tipo in laboratorio?
La mia giornata in laboratorio è molto variabile, dipende dal periodo e dagli esperimenti in corso. Posso dire che una costante nella mia giornata è occuparmi delle colture cellulari e affiancare i ricercatori nei loro esperimenti, essendo il tecnico del laboratorio, quindi ogni giorno per me è differente dagli altri.
Come ci si sente quando si scopre qualcosa di nuovo? Chi chiami se dovesse succederti?
Premesso che la scoperta di qualcosa di nuovo in ricerca è un processo molto lungo che può durare parecchi anni, un risultato positivo, seppur piccolo, è estremante gratificante perché ci si rede conto di essere sempre più vicini a una possibile cura e quindi a un miglioramento della vita dei pazienti. Sicuramente all’inizio chiamerei i miei responsabili per parlare insieme di ciò che abbiamo scoperto e poi credo che lo racconterei alla mia famiglia.
Che messaggio daresti ai giovanissimi: consiglieresti questo lavoro e perché?
Consiglierei il mio percorso di studi e il mio lavoro ai ragazzi che devono scegliere una direzione perché è un lavoro estremamente stimolante che ti consente di esplorare e scoprire cose nuove ogni giorno.
Cosa vorresti dire ai donatori che ti hanno dato la possibilità di ricevere questa borsa di studio?
Ringrazio molto i donatori che hanno donato per la ricerca perché senza di loro tutto ciò che facciamo non sarebbe possibile, sono una parte fondamentale per il progresso scientifico.